È periodo di vacanze e molti sportivi scelgono la montagna per i propri allenamenti. Ma c’è qualcosa da sapere per gestire al meglio l’alimentazione.
L’altitudine è caratterizzata da una diminuzione della pressione barometrica a cui si associa una ridotta disponibilità di ossigeno (ipossia).
Anche una moderata carenza di ossigeno può causare iperventilazione, l’aumento dei globuli rossi con aumento della frequenza respiratoria e dell’ampiezza degli atti respiratori. Ciò dipende da fattori individuali, dall’altitudine e dal livello di acclimatazione.
La normale risposta ormonale all’esercizio (adrenalina, noradrenalina e cortisolo) è amplificata in montagna, e ciò si traduce in un aumentato utilizzo dei carboidrati come fonte energetica.
Inoltre, in alta quota incrementa lo stress ossidativo, in maniera indipendente dall’esercizio fisico.
D’altra parte, l’ipossia stimola la produzione dell’eritropoietina (EPO) da parte dei reni, favorendo alcuni adattamenti utili agli atleti come ad esempio (????) e della concentrazione di emoglobina, che permette un maggior trasporto di ossigeno nel sangue.
Come gestire dunque l’alimentazione in montagna e negli allenamenti in altura?
Per prima cosa è importante considerare l’assunzione di fluidi, in quanto l’allenamento ad alta quota incrementa la perdita di acqua e di sali minerali attraverso il sudore e i polmoni.
Attenzione all’aspetto energetico e proteico, perché, sebbene l’allenamento in montagna sia un’opportunità per l’atleta che vuole ridurre il peso e dimagrire, rischia di rivelarsi controproducente. Infatti, la ridotta assunzione di carboidrati e di proteine di alta qualità (con o senza eccesso di grassi) rischia di compromettere la massa muscolare.
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