Forse non ci avevi mai pensato prima, ma le spezie possono influire sul metabolismo dei farmaci.
Curcuma, pepe, chiodi di garofano, cannella, aglio, zenzero agiscono sul sistema dei citocromi (strutture cellulari che metabolizzano i farmaci), inibendo la loro attività. La conseguenza è che i farmaci rimangono attivi più a lungo. Sebbene tale effetto sia vantaggioso in alcuni casi (ad esempio la curcumina riduce la resistenza delle cellule tumorali al trattamento chemioterapico e i chiodi di garofano aumentano l’efficacia degli antibiotici contro i batteri Gram negativi), in altri casi si rivela svantaggioso.
Consumare alte dosi di spezie potrebbe esaltare gli effetti dannosi di alcuni farmaci: è il caso dello zenzero che, se assunto in concomitanza con gli antinfiammatori , ne potenzia i loro effetti lesivi a livello della mucosa gastrica. Per alte dosi intendo che le spezie vengano assunte sotto forma di estratti in integratori o in medicinali, oppure che vengano aggiunte in eccesso ad ogni pasto. E’ il caso anche dell’aglio che può aumentare l’attività di anticoagulanti, antinfiammatori, antiaggreganti, antipertensivi (ACE inibitori), così come del pepe nero che aumenta l’attività della fenitoina (farmaco antiepilettico) e la biodisponibilità di altri farmaci e di erbe medicinali.
Attenzione soprattutto se stai assumendo anticoagulanti orali poiché questi farmaci sono i più soggetti ad interazioni con alimenti, frutta, verdure e spezie. Infatti, la loro attività può ridursi, con rischio di trombosi, se mangi troppa verdura a foglia verde, mentre al contrario può aumentare, con rischio di emorragie, se abusi di spezie.
In conclusione, sfruttiamo i benefici della cucina etnica, ma evitiamo i rischi che deriverebbero da un uso improprio delle spezie, soprattutto in concomitanza di terapia farmacologica.