La notizia di qualche giorno fa riguardo la carne rossa e le carni trasformate e sul loro potenziale dannoso per la salute da parte dell’ OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) in realtà a noi specialisti era nota da diversi anni; il fatto è che è stata lanciata con tempistica e modo errato, rischiando di generare inutili allarmismi.
Personalmente credo che l’alimentazione migliore per l’essere umano sia quella onnivora, prevalentemente basata sui vegetali ma con una moderata quantità di alimenti di origine animale. Tutto è questione di equilibrio, ricordando che sono la qualità, la quantità e la frequenza dei cibi che mangiamo a fare la differenza.
Non ho niente contro i vegani o coloro che decidono di non mangiare cibi di origine animale, ma il mio compito è di divulgare informazioni basate sull’evidenza scientifica, scevre da ideologie e da considerazioni filosofiche.
Ecco a voi dunque tre buoni motivi per non eliminare dalla dieta i cibi di origine animale:
1. I vegani possono avere carenza di alcuni nutrienti essenziali
La carenza principale è a carico della vitamina B12, un nutriente presente nella carne e nei cibi a base di proteine animali, particolarmente importante per la formazione del sangue e per la funzione del cervello. Il suo deficit comporta anemia perniciosa. La B12, inoltre, partecipa alla rimozione dell’omocisteina, una molecola potenzialmente dannosa per il sistema cardiovascolare e per il distretto cerebrale.
Un’altra carenza riguarda i grassi essenziali essenziali omega-3, EPA e DHA, presenti solo in alcuni pesci. Infatti, la forma vegetale di omega-3, cioè l’acido alfa linolenico (ALA), che ritroviamo ad esempio nell’olio di lino o nelle noci è convertito in EPA e DHA con scarsa efficienza del corpo umano (1). La carenza di EPA e DHA induce numerosi disturbi biologici, in quanto tali acidi grassi conferiscono protezione cardiovascolare, intervengono nei processi infiammatori ed immunitari e regolano (in particolare il DHA) l’equilibrio nervoso.
Un’alimentazione vegana non controllata può anche determinare una marcata riduzione dell’assunzione di micronutrienti come zinco, selenio e ferro, compromettendo il sistema immunitario e determinando anemia (2).
2. Non ci sono prove scientifiche che dimostrino che le diete vegane sono le migliori
Nonostante la propaganda vegana, non esistono studi controllati che dimostrino che la dieta che esclude completamente cibi di origine animale sia migliore. Ci sono alcuni studi che mostrano benefici per la salute e una ridotta mortalità in vegetariani e vegani tra il gruppo degli Avventisti del settimo giorno; tuttavia, il problema è che questi studi sono semplicemente osservazionali, cioè possono mostrare una correlazione, non una causalità.
Molti vegetariani e vegani sono più in salute rispetto alla media, perché mangiano meglio, non fumano, fanno più esercizio fisico. Tutto ciò non ha niente a che fare con l’eliminazione dei cibi di origine animale. In uno studio condotto su 10.000 individui composti sia da vegetariani che da soggetti attenti al corretto stile di vita, non è emersa alcuna differenza in termini di mortalità tra i gruppi (3). Gli effetti benefici sulla salute non sono esclusivi della dieta vegana; infatti anche una dieta basata su prodotti di origine vegetale con un consumo moderato di prodotti di origine animale ha dimostrato notevoli miglioramenti in termini di salute (4).
3. I sostenitori della dieta vegana fanno del terrorismo psicologico per promuovere la loro causa
Le persone che promuovono le diete vegane dovrebbero essere più oneste e non usare tattiche e bugie che non hanno alcun fondamento scientifico. Vorrei citare a tale scopo quello che rappresenta la “bibbia” dei vegani, il libro The China Study. Il China Study è un ampio studio epidemiologico svolto negli anni Ottanta nella popolazione cinese, per verificare l’eventuale esistenza di un nesso tra determinati cibi e lo sviluppo di malattie cardiovascolari e cancro. Tuttavia l’autore del libro ha scelto accuratamente solo alcuni dati emersi dallo studio per supportare la sua tesi preconcetta, omettendone altri fondamentali. Tale libro è ritenuto inattendibile dalla comunità scientifica; le ragioni sono diverse, ma la principale riguarda il metodo utilizzato per collegare le possibili cause con gli effetti. Negli studi epidemiologici rigorosi, infatti, i legami apparenti di causa ed effetto tra eventi (detti inferenze) sono scartati dagli esperti nel processo di revisione, ma questo non è accaduto nel caso del China Study, che non lo ha affrontato.
In conclusione, quindi, si può scegliere di diventare vegani, ma al momento non vi sono prove che ciò sia utile o benefico dal punto di vista della salute. Rimane però il fatto che le ricerche serie dimostrano che una riduzione delle proteine e dei grassi animali diminuisce il rischio di sviluppare tumori e altre patologie croniche, all’interno però di una dieta varia che comprenda latte, uova e pesce. Anche un consumo saltuario di carne è compatibile con una nutrizione equilibrata (5).
1) Can adults adequately convert alpha-linolenic acid (18:3n-3) to eicosapentaenoic acid (20:5n-3) and docosahexaenoic acid (22:6n-3)? Gerster H. Int J Vitam Nutr Res. 1998;68(3):159-73.
2) Avoidance of meat and poultry decreases intakes of omega-3 fatty acids, vitamin B12, selenium and zinc in young women. Fayet F. et al. J Hum Nutr Diet. 2014 Apr;27 Suppl 2:135-42.
3) Dietary habits and mortality in 11,000 vegetarians and health conscious people: results of a 17 year follow up. Key TJ et al. BMJ. 1996 Sep 28;313(7060):775-9
4) Vegetarian diets, low-meat diets and health: a review. McEvoy CT et al. Public Health Nutr. 2012 Dec;15(12):2287-94.
5) Posizione AIRC (Associazione Italiana Ricerca Cancro)